Faccini: storia di una famiglia e della sua idea di ristorazione

 

È il 1932. Il Mondo è in un periodo di quiete tra due tempeste come la prima e la seconda guerra mondiale.
L’Italia è un paese ancora rurale, in cui la maggior parte della popolazione vive di economia di sussistenza.
È un paese semplice ma vivo, a suo modo bello, non ancora imbruttito dalle derive ideologiche che conoscerà pochi anni dopo.

Quello stesso anno a Milano esce il primo numero della settimana enigmistica e a Venezia si tiene la prima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Nasce Sergio Bonelli, il grande fumettista padre di Tex e contemporaneamente il mondo saluta Giovan Battista Pirelli, fondatore dell’omonima azienda produttrice di pneumatici per l’automobile, la grande innovazione di quegli anni che inizia a diffondersi.

È in questo momento che inizia la storia dei Faccini come ristoratori. Giacomo e Rosa acquistano il 10 ottobre l’osteria in località Sant’Antonio nei pressi di Castell’Arquato sulla strada pedemontana che collega il borgo medievale a Carpaneto, San Giorgio e Piacenza.

Insieme ai giovani figli Francesco, Silvio e Mafalda la mandano avanti. L’impronta non è ovviamente ancora quella che oggi conosciamo. Si tratta più che altro di una bottega in cui si vendono i prodotti ottenuti dai terreni circostanti e dalle attività agricole che la famiglia stessa porta avanti.

Lo “slogan pubblicitario” di allora la racconta bene:

Da Faccini, Salumi e Vini fini.

È possibile come in ogni osteria però mangiare tali prodotti sul posto, sui tavoloni di legno: i salumi avvolti nella carta oleata sono accompagnati dal vino prodotto dalla famiglia e servito nel caratteristico Pistòn, la scodella di ceramica molto in voga nella zona.

Passano gli anni della guerra, l’Italia si trasforma. Con essa cambia anche il ristorante.

In particolare, tutto cambia quando Francesco sposa Albertina, giovane ragazza arquatese che lavora come cuoca in paese al prestigioso Albergo Ristorante San Carlo.

La bottega viene ristrutturata: si trova lo spazio per ricavare una cucina in cui Albertina prepara con mano sapiente Lasagne, Pisarei, Anolini, Tortelli, faraona alla creta, bolliti ed arrosti oltre a prelibati dolci come zuppa inglese e cacio alla bavarese. È un grande successo.

Pian piano la fama della cucina dei Faccini si sparge in provincia e oltre e numerose coppie scelgono il ristorante per festeggiare il loro matrimonio.

Arriva così la notorietà e anche la critica, come nel caso della rinomata guida Michelin, si accorge della genuinità e bontà della cucina dei Faccini.

Barbara, Paola e Massimo, i figli di Albertina e Francesco, crescono respirando quest’aria ed è naturale che la passione dei genitori li contagi. Lavorano nel locale e contemporaneamente compiono studi legati al mondo del vino e della ristorazione che portano idee e competenze nuove e al momento giusto prendono in mano le redini dell’attività.

Oggi si è unito allo staff Alessandro, figlio di Paola, che concluso il percorso di studi universitario ha dato spazio alla sua passione diventando Sommelier AIS e poi approfondendo tramite corsi di specializzazione numerosi aspetti della ristorazione che vanno dai salumi alle acque minerali, passando per i distillati, i caffè, le tisane e gli aperitivi.

Alla radice di tutta questa storia famigliare però, da più di 85 anni, c’è sempre e solo una regola fondamentale: la voglia di mettere nel piatto dei clienti solo prodotti di qualità verificata, di cui si conosce l’origine e di cui spesso si curano anche crescita, stagionatura e invecchiamento, in modo che ogni portata del pasto consumato presso il Ristorante da Faccini sia un racconto unico e irripetibile, come la storia di questa famiglia.

Ah dimenticavo… la bottega è ancora aperta e funzionante, ininterrottamente da quel 10 ottobre 1932 in cui nonno Giacomo alzò per la prima volta la serranda.

 

 

 

 

ristotrante faccini francesco albertina